Merello Amedeo,Genova 1890 – Fumeri 1979. Pittore e disegnatore autodidatta ma in possesso di una tecnica pittorica eccellente che
-dopo un primo periodo in cui fu legato al mondo pittorico ottocentista- utilizzò,soprattutto dagli anni quaranta ai primi anni settanta,
con maestria ,senza che la stessa prevaricasse mai la carica creativa e la fresca spontaneità della sua narrazione pittorica.
Nei suoi dipintisi trovano i soggetti più disparati,dalla figura umana a quella degli animali,dal paesaggio ,sia agreste che
marino,alla natura morta,ai fiori. Secondo il critico d’arte Angelo Valcarenghi, << Merello rimase sempre fedele al “vero”,
inteso non solo come soggetto a cui ispirarsi e trasporre sulla tela ( o la faesite,supporto che privilegiò a partire dalla
fine degli anni cinquanta)ma concepito come modo di porsi davanti al “soggetto modello”. Il suo dipingere en plein-air -
rendendo nel modo più immediato,con tecnica rapida e senza indugi e ripensamenti,con pennellate “corte”,che nello stendere
il colore costruivano anche le forme e quindi l’immagine,a volte dense di materia a volte stemperate,in un’alternanza sapiente
che gestita con padronanza rara dal pittore rendono l’immagine ricca di note espressive- trovò il suo massimo risalto nella pittura
di paesaggio, ma volle e riuscì a trasportarla anche all’interno del suo studio,dove dipinse le sue “nature morte” e i suoi “fiori recisi” in composizioni mai artificiose,non teatrali,rifiutando la consuetudine accademica di disporre e illuminare scenicamente i modelli,a utilizzare la tecnica della graduazione chiaroscurale, ma privilegiando l’impressione luminosa,la trasparenza atmosferica (che non è esclusiva prerogativa del paesaggio,anche se in questo si esalta) ,la naturalezza,ottenendo,cosa mai scontata e non facile,una sintesi fra il linguaggio artistico e quello popolare >>. Negli ultimi anni della sua vita, Merello perse gradualmente la vista sino a rimanere quasi cieco;pur tuttavia non smise mai di dipingere sino ,cosa che fece sino al giorno della sua morte. Le ultime sue opere,indicativamente quelle eseguite dalla fine degli anni settanta in poi,risentono del suddetto fatto della perdita della vista: gli oggetti assumono proporzioni inusuali,il colore assume sempre più i connotati della macchia e lascia scoperte porzioni rilevanti del supporto (faesite),tuttavia la materia cromatica rimane timbrica,luminosa,assumendo valenze
pittoriche -anche se non propriamente volute dall’artista- inusitate,suggestive e intriganti,per chi sa e vuole andare
oltre la consuetudine,quali può darle la pittura informale. Amedeo è cugino del grande pittore Rubaldo Merello (1872-1922).
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