E’ nata a Milano. Ha frequentato la Scuola del Castello e lo studio del pittore Carrà, oltre a scuole di ceramica e scultura.
Ha iniziato ad esporre nei primi anni settanta. Inizialmente ispirata dai modi espressivi naif, li ha successivamente abbandonati
per abbracciare un’espressione raffinata ed intrigante, basata sulla deformazione delle forme - soprattutto umane e soprattutto femminile
- in funzione dell’esaltazione delle posture, dei gesti,degli atteggiamenti,dei vezzi,dei sentimenti : ecco,dunque, le opulenti ortensie,
la donna e le sue vanità, la notte e le sue magie. Oggi la sua opera rivela un’ evidente ulteriore evoluzione verso un linguaggio che tende
al racconto favolistico, con le radici nel sogno e nel fantastico e la traduzione concettuale in riferimenti letterari, usando,
se del caso, la fantasia e la sintassi “infantile”. Ha illustrato volumi per la Mondadori e Salani.
Così si descrive Anna Antola: “Mi è stato chiesto di dire qualche cosa su di me, o meglio sul mio lavoro.
Ci provo.
Fin dall'adolescenza ho amato il disegno e la pittura;
sicuramente nel mio DNA ci devono essere rosso cinabro e blu cobalto!
Ho frequentato in gioventù vari corsi d'arte:
ornato, nudo, ceramica e incisione, con vari maestri, Cantatore a Brera e Pedroli
sul naviglio... nelle gallerie internazionali.
Ho ammirato e studiato gli impressionisti i metafisici e i concettuali traendone
grandi emozioni.
Ma Picasso rimane il mio grande amore.
Invidio la sua sensualità, la virile creatività e la capacità di esplorare
l'animo femminile.
Ma di me devo parlare: ho sempre dipinto, non ho mai abbandonato il cavalletto anche nei momenti di sconforto.
Non è stato facile ma alla soglia della maturità artistica, e anche più, mi sembra di aver trovato il mio segno e miei contorni
dove riconoscermi ed abbandonarmi alla più completa libertà e fantasia.”
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