Attilio Cassinelli è nato a Genova dove vive e lavora. Ha vissuto a lungo a Milano e vi ha studiato pittura e grafica pubblicitaria.
In questo campo ha svolto una intensa attività. Attratto dal mondo dell’infanzia, si è dedicato in seguito alla creazione di giocattoli
e più tardi ha rivolto il proprio interesse all’editoria per ragazzi. In occasione di una delle prime mostre a Bologna , ha esposto una
serie di originali personaggi ed alcuni giochi didattici. Da allora Attilio, così si firma, ha creato per la Giunti di Firenze, una decina
di collane, scritto e illustrato racconti. Molti di questi sono stati tradotti e premiati in Italia e all’estero. Ultimo tra questi il libro
di racconti da lui scritto ed illustrato “Animali nei Proverbi” che ha ottenuto il primo premio Palma d’Argento al Salone Internazionale di Bordighera.
Grande interesse ha ottenuto la riduzione in versi di Pinocchio dal titolo: “C’era una volta un pezzo di legno”.
Di lui ha scritto Angelo Valcarenghi
Indiscutibilmente noto e apprezzato nel mondo dell’editoria il Cassinelli, sembra, ora, deciso a proporsi all’attenzione del pubblico come pittore;
una attività, quest’ultima, forse nuova alla grande maggioranza dei suoi estimatori ma non certo a lui che la coltiva e affina da …sempre, anzi direi
che essa ha presieduto alla sua genesi artistica. Ci eravamo abituati a riconoscerlo come Attilio, a sentirlo parlare con i bambini in un linguaggio semplice,
dolce, ottimista, spontaneo, di chi crede nell’amore, nell’amicizia, nella collaborazione. Lo ritroviamo incupito, pessimista, pervaso di tristezza,
con un linguaggio che parla di alienazione, di mancanza di speranza. E’ mai possibile una tale bivalenza in una medesima entità psichica ? Forse, a
spiegazione di ciò, potrebbe bastare quanto scrisse Marzia Schiano Di Pepe: “Cassinelli affida a ciascuno ciò che si merita. Ai bambini quello che gli
spetta all’uomo ciò che si è voluto”. Eppure non ci soddisfa pienamente tale interpretazione. Sforzandoci di andare oltre l’apparenza, di penetrare tra
le pieghe delle sue immagini, questa antinomia perde la sua evidenza, questo ragionare per polarità, che sembra il più logico, risulta discutibile:
l’essenzialità di linguaggio e di forma che caratterizza la sua espressione quando si rivolge ai bambini la ritrova nei suoi quadri saldamente impostati
e fortemente costruiti e immediatamente percepibili nei loro, pur problematici, significati; questo non è merito da poco se si pensa che opera in un’epoca
rigurgitante di discorsi pleonastici o in comprensivi. Ciò gli deriva da una esigenza, quasi patologica; nel rifiutare ogni manierismo linguistico e formale
di una ricerca, di un’individuazione e focalizzazione di valori assoluti, a scapito di quelli particolari, accidentali e inutili.
Ne conseguono così dei risultati dominati da equilibri di tale difficile riscontro nei modi contemporanei di operare nell’arte visiva
(e non solo in quella) da fare inevitabilmente pensare ai maestri di un tempo, dove la casualità e l’approssimazione avevano ben poco
posto nelle loro composizioni; eppure non vi è nulla di stantio o di contratto nell’opera di Cassinelli. Il giusto rapporto fra il “pensato”
e il realizzato sottolinea ed esalta le innegabili componenti inventive ed intuitive. Attilio Cassinelli, ci rivela con la sua pittura una
nostalgia antica di natura incontaminata: da uomo cosciente ed onesto però, calato realisticamente nella reltà del vivere quotidiano che non
vuole e non può illudere e illudersi di vivere in una natura onirica, idilliaca, pastorale. Eppure, in lui, non è morta la speranza che fra
quei personaggi disidratati, fatti di oggetti morti e fossilizzati, di dinosauri di pietra e di ruggine, di figure boccheggianti e di silenzi
siderali,possano rispuntare gli alberi, i campi, il sorriso, le grida dei bambini, il garrire delle rondini in un cielo meno plumbeo….!
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