E’ NATO A Genova nel 1957. Ha iniziato a dipingere d’autodidatta alla fine degli anni settanta sollecitato dall’esperienza del gruppo di artisti genovesi
denominato “I pittori delle terre”. Proprio usando le terre naturali colorate ha eseguito le sue prime opere. Successivamente si svincola da tale
tecnica che lo limita nell’uso delle cromie e inizia una propria ricerca di forme e di colori e di materiali, non disdegnando spesso e volentieri, anzi
privilegiando, la contaminazione delle tecniche. Nel 1980 ha iniziato la sua attività espositiva, dapprima partecipando a numerose mostre collettive
e quindi allestendo mostre personali, in Italia, soprattutto in Liguria e Piemonte , nonché all’estero.
Così ha scritto di lui Angelo Valcarenghi,nella prefazione di un suo catalogo del 2005 :
Lorenzo Masnata ha raggiunto la fase espressiva che contraddistingue e caratterizza le sue attuali opere, attraverso un percorso lineare,continuo,
ma tutt’altro che piatto,
con delle pause ma privo di disomogeneità, di contraddizioni o improvvisazioni, assente soprattutto da abiure, da abnegazioni,da sottomissioni alle
leggi del mercato e del facile consenso . Partito da un linguaggio figurativo tradizionale, post impressionista –
comunque mai risolto in termini banali- Masnata è approdato ad una figurazione che affonda le radici nell’ humus culturale ed estetico prodotto
dalle opere di artisti italiani e stranieri, soprattutto statunitensi che dagli anni quaranta agli anni sessanta del XX secolo hanno meglio interpretato
il nostro tempo,cogliendo la profonda crisi dei valori etici e estetici della società: inevitabilmente il pensiero va ai “PRECISIONISTI” e “IPERREALISTI” americani,
alla POP-ART statunitense e quindi, fra i molti, ci sovvengono i nomi dei grandi maestri Carles Sheeler, Ralston, R. Linchestain.
Masnata, superato un primo momento nel quale le sue intuizioni, già molto intriganti, erano mortificate da una certa timidezza,
riscattata da una spiccata propensione alla curiosità e alla irriverenza, si cimenta,oggi, in un’operazione di ricerca delle immagini
che prima di essere estetica appare essere di tipo esistenziale , d’ identità culturale, di dialettica con gli oggetti (inanimati o
animati che siano,già perche spesso capita che anche le vite degli altri,esseri umani o animali,siano guardate,dai più, con la stessa
distaccata indifferenza ) che rappresenta, con una realtà oggettiva che invade, pervade e condiziona la nostra esistenza quotidiana ma
che crediamo stoltamente ( la maggior parte di noi) di poter relegare ai margini del nostro spazio vitale, quello più intimo, fuori dal nostro mondo
interiore,da quello onirico o contemplativo, o dei sentimenti, ritenendolo il mondo degli oggetti rifiuto, inanimati, passivi, inespressivi, da usarsi ,
consumarsi e dimenticarsi,a volte anche disconoscersi.
Masnata, invece, a differenza dei più, ha un approccio con questa realtà privo di remore,
affronta con cipiglio deciso , senza discriminanti,senza disagio ,diffidenza o sprezzante supponenza l’indagine e il confronto con i più svariati soggetti
con i quali dialoga e interagisce con indagante e critica curiosità, in quanto consapevole che essi siano rivelatori della propria condizione
di vita e di quella dei propri simili; dialoga con essi ma alla fine piega (e riscatta) gli stessi alla propria forte verve creativa.
Masnata , rinunciando al tranquillizzante e garantito risultato che assicura il “conosciuto”, il già visto (l’immagine di un viso, di un corpo,piuttosto
che di un paesaggio, la si percepisce meglio quando risulta metabolizzata ,storicizzata attraverso le
consuetudini e la tradizione), si cimenta con quella parte del vissuto quotidiano che riscontriamo tutti con frequenza tanto da riconoscerlo
ma senza imparare a conoscerlo, che vediamo ma che non osserviamo.
L’assunto di Masnata – ancorchè non nuovo sulla scena artistica – è che l’immagine non ha in sé, ma riceve da chi la fruisce e la percepisce,
un significato estetico (per dirlo con le parole di C.G.Argan).
Masnata privilegia progetti costruiti su temi che esprimono la complessa, multiforme realtà contemporanea – sia essa esteriore o interiore –
materializzati in immagini pittoriche tendenzialmente bidimensionali,scomposte e ricomposte in un gioco di rifrazioni luministiche e cromatiche che
tuttavia non riducono la forza e la solidità della costruzione delle forme. Immagini , vivaci, dirompenti, cromaticamente esuberanti che si
collocano fra l’iperrealismo e la nuova figurazione,con qualche lieve concessione a suggestioni surreali e con evidenti citazioni al mondo
del fumetto e ,certamente, al linguaggio della pubblicità e dell’estetica del “digitale”.
Sia che prelevi le proprie immagini dai circuiti dell’informazione di massa o dall’esperienza quotidiana, dall’esotico o dalla memoria, Masnata
le decontestualizza,le snatura attraverso una amplificazione dimensionale e cromatica, unita spesso alla parzializzazione del soggetto rappresentato
che viene , di conseguenza, proiettato nello spazio del concettuale, per cui viene fruito come pura immagine, come oggetto estetico,
senza con ciò che venga meno la componente di “valutazione(o denuncia) sociale” .
Le esuberanti immagini di Masnata – generalmente contenute (a fatica,verrebbe da dire) all’interno di grandi tele ,
costruite con una materia cromatica ricca, cangiante, stesa con campiture a spessore, solida, robusta che non si
limita a costituire substrato delle immagini medesime ma contribuisce alla costruzione di esse che , tuttavia, tramite
un processo che in chimica si chiamerebbe fenomeno eutèttico, non risultano mai grevi ma bensì pulsanti e fluorocromatiche –
si risolvono in un crittogramma che si può e si deve cifrare,reinterpretandolo,al di la dell’apparente.
Infatti l’autore sembra disporre di un codice (per la verità non eccessivamente segreto o imperscrutabile) che gli permette di trasformare
segni e forme canoniche in “cose altre” e in “ cose oltre”per approdare nella sfera dell’evocazione onirica.
Tutto ciò Masnata lo raggiunge tramite un coacervo e una stretta correlazione di dati concettuali,
emozionali e tecnicistici. E’ questo che rende il nostro operatore culturale meritevole di essere oggetto d’attenzione e che gli permette di essere annoverato fra gli artisti contemporanei, operanti nel campo della nuova figurazione,degni di nota e sui quali si può “puntare”.
|