E’ nato a Parma nel 1910 ed è morto a Genova nel 2000. Trasferitosi a Genova nel 1912,di questa citta è diventato figlio
e cantore amorevole e appassionato,come si evince nella nota sotto riportata dedicatagli da Angelo Valcarenghi.
La sua formazione si può dire chesia d’autodidatta,anche se frequenta dei corsi formativi privati. Nel 1928 entra n
el laboratorio d’incisione e calcografia del Monguzzi, dove rimane per 5 anni. Abbandona,quindi, questa esperienza –
che tuttavia lascerà un segno marcato nella sua formazione artistica come emerge con evidenza dalle sue opere,non solo
quelle grafiche,varie e interessanti,ma anche in quelle di pittura – per dedicarsi alla pittura, utilizzando varie tecniche,
principalmente olio e tempera,ma anche acquerello e inchiostri. Pittore divenuto molto caro ai Genovesi,sia per i temi trattati,
sia per la sua personalità istronica , quasi d’attore, a partire dagli anni sessanta conosce una popolarità e un successo commerciale
difficilmente riscontrabili in altri pittori, soprattutto in quelli che come lui (condizione che caratterizza la maggiore parte
degli artisti liguri) non erano supportati da mercanti d’arte ma che si avvalevano per promuoversi solo della propria opera e del
proprio carisma e del dialogo diretto con il pubblico. Cordiviola è vissuto,anche se per un breve periodo, a Parigi e di questa esperienza
ha tratto ispirazione per moltissimi suoi lavori,tanto che gli scorci e le scene di genere ispirate e dedicate a questa grande
città contendono il primato a quelle relative alla sua Genova. Numerosissime sono le partecipazioni di Cordiviola a mostre regionali e nazionali.
Nel febbraio 2001 ,in occasione di una mostra congiunta delle opere di Cordiviola e Hanset presso Il Crocicchio, così scriveva Angelo Valcarenghi.
“Ci sono persone il cui ricordo sopravvive nel tempo per la qualità delle opere che hanno lasciato,ciò anche
se tali persone risultano ignote o insignificanti sotto l’aspetto fisiognomico; ce ne sono altre che si ricordano
per le loro peculiarità corporee,fisiche,caratteriali anche se hanno poca rilevanza nel ricordo le loro opere; vi è ,
infine,una terza categoria di persone (alla quale è più raro appartenere) che fanno parte del bagaglio della nostra memoria
grazie alle loro opere, ma anche grazie alla loro dirompente carica umana. A quest’ultima categoria appartengono due artisti:
Renzo Cordiviola e Guido Hanset. Mi sono spesso domandato se il loro successo presso il grande pubblico – e ne ebbero sempre
tanto,come pochi altri pittori,continuo e crescente in tutto l’arco della loro carriera – derivasse solo dal fascino (indiscutibile)
delle loro opere o fosse anche conseguenza di una loro connaturata e mai lesinata carica umana, impregnata di ottimismo ,solarità ,
comunicatività ,istrionismo, amore per la vita. Renzo e Guido oltre a questo avevano in comune anche l’età, l’amore viscerale per
il “fare pittura” e la ligusticità,anzi meglio,la genovesità. Una genovesità che affondava le radici in un profondo senso
d’appartenenza alla propria città e di partecipazione ai problemi,oltre che agli aspetti paesaggistici della stessa e che
costituì un carattere distintivo delle loro personalità e delle loro opere. Vi ricordiamo sempre con affetto e gioiosità,cari Guido e Renzo”.
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