E’ nata a Genova nel 1955 dove è vissuta ed ha operato,sino alla sua morte avvenuta nel 2012. Figlia della valente pittrice Francesca Sbrana
fin dalla sua adolescenza ha respirato e manifestato amore per l’arte. Si è diplomata al Liceo Artistico Nicolò Barabino di Genova
e quindi ha lavorato come grafica pubblicitaria a Milano. Successivamente,considerata la sua propensione per l’arte plastica e grazie
alla conoscenza di numerosi artisti di fama internazionale ( tra i quali G. Guadagnacci, Giò Pomodoro e suo figlio Bruto) si è appassionata
alla scultura e,quindi ,ha frequentato e si è diplomata all’Accademia di Carrara sotto la guida di Floriano Bodini. Così si è pronunciato
il critico d’arte Angelo Valcarenghi a proposito dell’artista: “ La professione di docente di educazione artistica nelle scuole medie superiori,
non gli ha impedito di dedicarsi con pienezza alla propria più intima e profonda propensione: l’attività creativa, quella che si fa con il cuore,
con la mente e con le mani . Già nei suoi primi anni d’attività ha manifestato le sue enormi potenzialità ,sia tecniche che di sensibilità artistica,
potenzialità che non rimangono latenti ma si manifestano compiutamente e con evidenza a partire dagli anni ottanta, rivelandosi al mondo artistico
ligure e non solo, come una delle migliori e più certe personalità artistiche emergenti in un ambito, quello della scultura, che non concede spazio
e credito – a differenza,purtroppo, di quanto accade nella pittura- ai dilettanti e ai mediocri. La sua forza creativa è pari alla sua forza fisica
senza la quale non avrebbe potuto realizzare i suoi notevoli “marmi” che l’annoverano fra i grandi veri professionisti della scultura.” Recentemente
la scultrice ha insistito nella rappresentazione fantastica e dinamica di cavalli mossi nell’esaltazione dello spazio tridimensionale. ” Oltre che con
la plastica la Lunini si è espressa compiutamente con il disegno,tramite una grafia pulita e sintetica propria degli scultori,nonchè con la pittura.”
I suoi disegni presentano un perpetuo divenire con il medesimo soggetto che si evolve e si trasforma foglio dopo foglio come un racconto
a capitoli successivi. Talune di queste opere le troviamo, poi, recuperate( magari ulteriormente variate) nei lavori tridimensionali,
altre, invece, rimangono tali e vivono di luce propria. Così osserva L. Caprile: Sono, per esempio, la serie dei “cavalli e cavalieri”
in cui la leggerezza della linea asseconda l’evanescenza della narrazione che così può stupire l’osservatore alla perenne ricerca di un
aggancio o di un rifugio al proprio desiderio di recupero di quei sogni dell’infanzia che la Lunini riaccende e consuma nel breve tragitto
cartaceo .Lo stesso dicasi per i “putti”, per le “ballerine” e le “maternità”.
Questa sua poesia Susanna Lunini l’ha inserita come premessa alla sua monografia stampata nel febbraio 2011 un anno prima della sua morte:
Siamo angeli/in pellegrinaggio,/seguiamo cammini/ovattati di luce/e campi minati./Per vie impervie/proseguiamo/siamo angeli poveri/senza le ali./Non
si può volare/senza una fresca folata/di ebbrezza/e una spruzzata/di colori folli.
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