E’ nato a Prale di Ormea (Cuneo) nel 1929. E’ morto a Stazzano ( AL ) nel 2012. Dopo una carriera nel corpo dei Carabinieri, dove ha raggiunto il grado di
capitano e che ha dovuto lasciare per ragioni di salute, si è dedicato completamente alla pittura pervenendo ad un grado di abilità tecnico-espressiva e di
notorietà presso gli addetti ai lavori e ,soprattutto,presso il pubblico non facilmente riscontrabile in altri pittori suoi contemporanei,in particolare
in Liguria e Piemonte. Inconfondibile il suo linguaggio espressivo,caratterizzato da un realismo analitico che quando si abbandona alla propria naturale e
critica propensione all’indagine del particolare e in speciale modo al particolare di una realtà minimale, di oggetti poveri , di brani di natura “marginali”,
travalica e supera il mero naturalismo e/o realismo-verismo, pervenendo a risultati di suggestione iperrealistica e quindi antinaturalistica. Quando – anche,ma
non solo,per accondiscendere alle istanze del suo grande e affezionato pubblico che lo ha seguito con ammirazione e affetto sino agli ultimi anni della sua attività-
l’obbiettivo si allontana dai “primi piani” e il campo visivo si allarga per rappresentare scorci di paesaggi,soprattutto agresti o di architettura rurale,
l’astrazione iperrealista lascia il posto alla suggestione dei sentimenti familiari,domestici,dei ricordi pur mantenendo intatta la propria coerenza
linguistica e stilistica. La sua attività espositiva pubblica inizia negli anni sessanta , in particolare la sua prima mostra personale si registra nel 1969.
Nel 1976 inizia il suo lungo e ininterrotto – se non dalla morte del pittore – sodalizio con la galleria d’arte Il Crocicchio in Campomorone.
In tale data allestisce la sua prima personale presso detta galleria; personali che allestirà ininterrottamente presso tale spazio espositivo
con cadenza annuale, sino alla sua ultima personale nel 2007. La qualità del suo lavoro e delle sue opere ha trovato riconoscimenti innumerevoli
da parte della stampa specializzata,della critica,degli addetti ai lavori e,in speciale modo e in termini inconfutabili, dal pubblico e dai collezionisti.
Così scriveva Angelo Valcarenghi ,presentando una sua mostra personale, nel 1984:
“Umberto Roatta fissa,nel tempo e nello spazio, l’attimo della pace,del silenzio,che paiono materializzati in terre argillose,in rocce tufacee,
in cancelli ferruginosi,in cieli pervasi di luce diffusa e pervasa di tepore,mai abbacinante,in vegetazioni modellate nel tempo dalle forze meteorologiche,
al pari delle case -siano essi poveri rustici o pretenziose architetture monumentali- abitate dai ricordi e dal silenzio. ……………………
Nei dipinti di Roatta le luci contendono spazio alle ombre,nell’eterna e rituale contesa della vita.
Chiaramente il pittore predilige la luce,crede nella sua essenza vitale, nella sua forza evocatrice di positività , ma riconosce anche le ragioni
dell’ombra,senza la quale perderebbe evidenza e vitalità la parte illuminata, è cosciente delle realtà negative latenti nella vita, pronte a invaderla ,
aggredirla, facendo prevalere le ombre sulle luci, così che le dense e scure ombre pittoriche (alleggerite negli ultimi anni d’attività,dove il
contrasto tra il chiaro e lo scura diventa meno marcato e meno netto) ne sembrano la materializzazione. Non sempre però l’ombra è buio, è gelo,
è entità negativa: può essere anche esaltazione della luce,refrigerio,pace. Che lo spirito sereno di Roatta voglia affermare ciò?”.
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